Tonghai (通海县) è una città dello Yunnan, situata a circa metà strada tra le terrazze di riso di Yuanyang e la capitale della regione: Kunming. Tonghai non è molto nota agli stessi cinesi, se non agli appassionati di spade e coltelli. Qui infatti vi è un’antica tradizione di maestri armieri e potrebbe capitarvi che, una volta scesi dal pullman, siate avvicinati da una vecchietta che tenta di vendervi un coltello a serramanico. Eppure questa città ha, tra gli altri, un motivo molto interessante per venirci: il villaggio mongolo di Xingmeng (兴蒙蒙古族乡), distante giusto una decina di chilometri e facilmente raggiungibile.

Xingmeng è il più grande (circa 5.500 abitanti di cui 5.400 mongoli) di una serie di villaggi della zona che rimandano direttamente al XIII sec., quando le armate Yuan, dinastia direttamente discendente da Gengis Khan, conquistarono quello che fu il regno di Dali, allora dominante questa parte di Yunnan. Imperatore era Kublai Khan (il Gran Khan di Marco Polo) e la regione aveva grande importanza in quanto importante base per campagne militari verso il sud-est asiatico, campagne che tuttavia non furono sempre felici per la dinastia mongola ormai sinizzata. Interessante notare come nell’impero degli Yuan propriamente mongoli erano i reparti dell’esercito, mentre le figure civili dell’ammnistrazione dell’impero erano perlopiù musulmani provenienti dall’Asia Centrale.

Quando la dinastia Yuan venne sconfitta dai Ming, nel 1368, la regione dello Yunnan fu un ultimo baluardo di resistenza che si protrasse per circa 15 anni, proprio in questo contesto si colloca la vicenda dei mongoli di Xingmeng. Un gruppo di soldati mongoli infatti si diede alla macchia nascondendosi dalle truppe della nuova dinastia imperiale, arrivando sulle rive del lago Qilu (杞麓湖), dandosi all’agricoltura ed alla pesca, sposandosi poi con donne della locale etnia Yi. La particolarità della comunità di mongola di Xingmeng è stata quella di non perdere le proprie usanze, ad esempio nel modo di vestirsi e costruire le abitazioni. La clandestinità di questi antichi soldati durò fino al 1979, quando vennero ufficialmente riconosciuti come minoranza dal governo cinese. Dopo la sconfitta del 1368 i soldati mongoli sono probabilmente stati più restii degli amministratori musulmani ad entrare nella nuova struttura statale, anche per via della diversa mentalità, più guerriera e meno incline a compromessi.

Oggi i mongoli di Xingmeng – detti anche khatso – parlano un dialetto Yi, ma è tuttavia forte l’interesse per il recupero della lingua mongola, al punto che delegazioni sono state mandate nella Mongolia Interna per invitare a Xingmeng insegnanti di mongolo. L’abbigliamento, l’architettura delle case e la religione sono state invece mantenute nel tempo. Xingmeng è infatti un villaggio buddhista, mentre la regione circostante vede una forte presenza musulmana, come dimostra la presenza di un’importante moschea come quella di Najiaying. Il tempio principale di Xingmeng, detto Sansheng (三圣寺), è dedicato alle più grandi figure della storia mongola come Gengis Khan, Ogodei e Kublai Khan, vero e proprio pantheon della storia mongola. La popolazione musulmana degli hui invece ha storicamente come riferimento l’ammiraglio cinese, di fede musulmana, Cheng Ho.

Passeggiare per le strette vie di Xingmeng è un’esperienza interessante. Vista la distanza (130 km) questo vilaggio può essere occasione per una gita fuori porta da Kunming, magari in occasione del naadam. Oggi i visitatori che raggiungono Xingmeng sono circa 10mila all’anno. Per arrrivare a Xingmeng la cosa più semplice è prendere uno dei mezzi che partono dalla stazione dei bus di Tonghai, se imboccherete una superstrada non preoccupatevi, è la strada giusta.

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