The Tartar’s Khan Englishman, di Gabriel Ronay, non è un libro prettamente storico, ma tratta di un episodio abbastanza poco noto delle invasioni mongole in Europa. L’autore, esule ungherese in Inghilterra a seguito dei fatti del 1956, vanta una lunga carriera di collaborazioni con tv e quotidiani, segue in questo libro le tracce di un inglese finito al servizio di Batu Khan, condottiero mongolo e fondatore del khanato dell’Orda d’Oro.
Il tema, sorvolando su alcune imprecisioni storiche e sull’eccessivo spazio dedicato a Gengis Khan, è molto avvincente: si tenta infatti di ricostruire la storia di un giovane abate inglese, che in seguito al fallimento di una rivolta dei baroni inglesi contro il re Giovanni Senzaterra nel 1217, venne esiliato e partì per la Terra Santa. Qui spie mongole lo notarono per la sua abilità nell’imparare le lingue e gli proposero, con una sorta di offerta impossibile da rifiutare, di entrare nella cancelleria diplomatica di Batu Khan. Qui l’inglese fece carriera diventando consigliere personale del khan, spesso incaricato di trattare la resa delle città assediate dalle orde mongole.
L’autore tocca molti temi interessanti, sebbene sempre con un taglio abbastanza divulgativo, ma pur sempre ricco di fonti ed indicazioni; un esempio la lotta tra le potenze marinare di Genova e Venezia, che portò quest’ultima ad allearsi ai mongoli, indirizzandone le scorrerie contro la rivale. I temi accennati da Ronay sono molti, dai templari alle crociate ma senza dubbio molto curiosa risulta la descrizione della delegazione, della quale faceva parte anche il nostro abate, che re Giovanni inviò all’Emiro del Marocco con l’intenzione di convertire l’Inghilterra all’Islam; da ricordare che era in corso una dura lotta del re inglese contro il papato.
Se non ai livelli dell’abate in fuga dall’Inghilterra, nel corso della storia la fuga verso mondi altri, spesso almeno teoricamente nemici, fu pratica abbastanza diffusa. Non furono pochi coloro che scappando dalla povertà delle campagne italiane finirono per avere una nuova vita nel Maghreb musulmano o presso la Sublime Porta. Tra 1500 e 1800 il Nordafrica vide l’arrivo di circa trecentomila fuggiaschi, e non tutti si convertirono essendo gli ottomani tolleranti delle diverse fedi religiose. Un caso celebre fu quello di Giovan Dionigi Galeni, che col nome di Uluch Alì, arrivò ad essere il bey di Tripoli e valoroso ammiraglio della flotta turca.
Un bellissimo libro su questo affascinante tema è Cristiani di Allah di Massimo Carlotto. In questo breve romanzo l’autore patavino narra la storia di due amanti, che fuggono la cristianità per poter vivere serenamente la loro storia d’amore proibita. Carlotto, oltre a scrivere pagine commoventi e ricche di fascino, traccia un vero e proprio quadro storico del Mediterraneo del tempo e delle rotte di fuga che portavano molti poveri europei ad avere una seconda vita, rinascendo pirati saraceni.
In tempi più recenti una figura di questo tipo potrebbe essere John Phillip Walker Lindh, cittadino statunitense, che durante l’invasione americana dell’Afghanistan del 2001 venne arrestato – provocando scalpore – in quanto combattente tra le file dei Talebani. Oggi, tuttavia, chi si converte spesso lo fa restando a casa, cercando di modificare una quotidianità che non si vuole abbandonare, ben diversamente da chi invece tagliava i ponti alle proprie spalle non avendo nulla da perdere. E c’è poi chi fugge non spinto dal bisogno ma dal voler trovare una realtà diversa, come fu il caso di intere generazioni rapite dal mito dell’India.
Il verbo rinnegare ha un significato negativo ma perché restare in una situazione che non rende felici? Chi ha il diritto di negare la possibilità di volere stare meglio? Forse furono rinnegati tutti gli emigranti salpati alla volta del nuovo mondo, e forse lo sono tutti coloro che in Occidente si convertono all’Islam, o al buddismo. Per contro gli immigrati oggi vengono accusati proprio di non essere dei rinnegati, ossia di voler preservare la loro cultura e la loro religione. E come giudicare le spie, coloro che si schierano per il nemico ma restando anonime, figura resa celebre dalla Guerra Fredda, dopo che le guerre mondiali fecero cadere la distizione tra fronte di guerra e vita civile?
Problematiche assai complesse che, come abbiamo visto, sono sempre state presenti nella Storia ma oggi molto piu al centro dell’attenzione per via della piu veloce circolazione delle notizie e delle sempre piu pressanti esigenze identitarie che circolano per il pianeta.
Bellissimo articolo Pietro!
Solo alcune osservazioni: l’abate inglese fuggito alla congiura contro re Giovanni Senzaterra, poi ricompare come ambasciatore dello stesso sovrano, alla corte marocchina?
Giovanni inoltre, morì nel 1216 e la rivolta baronale con la conseguente Magna Charta avvenne nel 1215 e con l’appoggio di papa Innocenzo III!
I due amanti di cui parli erano gay?
Su Giovan Dionigi Galeni di Crotone (1521-1595), a me risulta che fosse stato catturato dagli Ottomani, durante il loro assalto a Crotone nel 1536, e Giovani Dionigi era rimasto l’unico superstite della sua famiglia….
E’ vero che molti franchi migliorarono la loro posizione sociale nella meritocratica società ottomana, ma non tutti vi giunsero liberamente e scientemente, ma spesso come schiavi…..
Quante questioni poni 🙂
L’ambasceria in Marocco e’ precedente alla rivolta baronale, in seguito a quella l’abate finisce in Terra Santa e poi tra le file mongole, con alti incarichi diplomatici. Infatti venne catturato dagli occidentali durante una missione diplomatica nella campagna mongola in Ungeria. Era stato inviato per convincere gli assediati ad arrendersi.
La Magna Charta venne concessa proprio in seguito alla rivolta dei baroni, che vennero perdonati, ma non cosi’ i chierici che vi avevano partecipato. Infatti il nostro abate parte per la Terra Santa con il suo signore che pero’ dopo il perdono regio torna in patria, lasciando il protagonista del libro al suo destino.
Si, gli amanti erano gay.
Occhiali, come spesso e’ chiamato il futuro Bey di tripoli, fu catturato dal Barbarossa (quello musulmano :D) ed e’ vero che molti franchi arrivavano tra gli ottomani come schiavi ma e’ altrettanto vero che molti si offrivano schiavi volontariamente (almeno stando a diverse fonti), proprio per le possibilita’ che offriva la societa’ dei razziatori
Quanto alla questione dei “rinnegati” che restano a casa propria, non hai tutti i torti.
Nel passato si era più coraggiosi, mentre chi è abituato agli agi della vita moderna, ben difficilmente poi è capace davvero di liberarsene, anche se vive in condizioni di sofferenza depressiva e di estraniamento nel proprio stesso mondo…
Diversamente l’immensa area tra il Marocco e l’India sarebbe piena di immigrati Franchi in cerca della Terra Promessa….
ciao!
peccato Giovanni Senzaterra nel 1217 fosse già morto da un anno..rivolta post mortem 😀
la “conversione” dell’Inghilterra all’Islam, anche solo come pensiero, è comica…nel Medioevo era comune la lotta fra Sovrani e Papi, nihil novi sub sole…ma non vi era neppure (serio) rischio di scisma “duro” (non mi riferisco alle obbedienze ai vari antipapi e poi al Grande Scisma d’Occidente), altro che ipotesi di passaggio a quello che si riteneva il Nemico !