Il Parlamento uzbeko ha recentemente votato le linee guida per la futura politica estera del paese. Inutile dire che gli enunciati sono alquanto generici, come avviene nella maggior parte dei documenti di questo tipo: inviolabilita’ dei confini, difesa della propria indipendenza da ingerenze esterne, apertura agli investimenti esteri senza che le diverse opinioni ideologiche possano influire. Si parla poi del diritto all’indipendenza nelle decisioni con il solo obiettivo del benessere e della sicurezza dello Stato.
Contestualizzando le recenti scelte uzbeke in politica estera, ossia l’abbandono a giugno della CSTO (una sorta di NATO dei paesi ex-sovietici) e l’apertura agli USA in vista del ritiro di questi dall’Afghanistan appare chiara la sottolineatura dell’indipendenza e del rifiuto di ingerenze esterne. L’Uzbekistan rischia quindi di trovarsi circondato da paesi con i quali le relazioni diplomatiche potrebbero verosimilmente non essere buone, data l’influenza russa nella regione e il non apprezzamento di Mosca per l’uscita uzbeka dalla CSTO (tra l’altro gia’ avvenuta tra il 1992 ed il 1999).
Appare evidente quindi come il prossimo forum economico tra Uzbekistan e Stati Uniti, che si terra’ a Tashkent il 17 agosto, rivesta un importanza fondamentale. Il forum vedra’ la partecipazione di 50 compagnie americane ma quello che piu’ conta e’ il fatto che sara’ preceduto da consultazioni governative tra i due paesi. L’agenda di tali consultazioni e’ ricca e tocchera’ i soliti temi cari alla diplomazia americana: sviluppo della democrazia e dei diritti umani nella regione, stabilita’ e sicurezza, lotta al narcotraffico e, per l’appunto, sviluppo delle relazioni commerciali.
Tuttavia la fiducia degli investitori esteri in Uzbekistan rischia di essere scossa dai numerosi scandali che coinvolgono la vita economica del paese; uno su tutti quello che ha visto le autorita’ uzbeke contrapposte a Uzdunrobita, compagnia telefonica uzbeka sussidiaria della russa MTS, a seguito di accuse di illegalita’ contrattuali. Se MTS si e’ vista in passato bandita anche dal Turkmenistan tuttavia non rappresenta l’unico elemento di diffidenza che gli investitori possono trovare nell’investire in Uzbekistan. E’ notizia recente che la compagnia energetica Mahsusbutlashgaz, la quale lavora per conto della compagnia nazionale Uzneftegaz, abbia rifiutato di pagare conti per complessivi 387 mila dollari ad un fornitore, e nello specifico la compagnia azera Shirazly.
Sembra quindi evidente come l’Uzbekistan fatichi nel rendersi un paese credibile sulla scena politica internazionale nonche’ nell’attirare investimenti esteri. La politica uzbeka resta poco trasparente ed ondivaga, e non esiste un panorama legislativo sul base quale possa basarsi una solida ed ordinaria vita economica.
Ma come sempre tutto cio’ non sembra essere significativo per gli Stati Uniti…