Quella di Kenneth Bae è una storia che assomiglia alla trama di una spy-story, e soprattutto sta diventando un elemento centrale delle trattative internazionali relative al programma nucleare della Corea del Nord.  Ma la vicenda fa emergere anche forti ombre sulla diplomazia americana, alla quale ha fatto da supporto anche Dennis Rodman, e sulla sorte di diversi stranieri scomparsi nel nulla e con i quali Pyongyang sembra avere a che fare.

Bae è un cittadino americano attualmente detenuto dalle autorità nordcoreane, sia per aver infranto le regole alle quali i turisti devono attenersi, sia, e questo sembra davvero più rilevante, per i sospetti dovuti alla biografia del prigioniero. Bae nasce infatti in Corea del Sud nel 1968 per emigrare dopo pochi anni negli Stati Uniti al seguito della famiglia. Da studente fonda un’associazione destinata a promuovere lo scambio universitario con la Corea del Sud ed a supportare gli studenti coreani più bisognosi; non va dimenticato che entambe le Coree negano legittimità all’esistenza dell’altra, motivo per cui l’associazione fondata da Bae dichiara di aiutare studenti coreani tout court.

Ma in seguito la faccenda si complica e Bae si trasferisce in Cina nel 2005, nonostante media statunitensi dichiarino la sua residenza essere ancora oggi nei sobborghi di Seattle, fondando un’agenzia turistica specializzata in viaggi verso la Corea del Nord. Durante uno di questi viaggi, nel novembre 2012, Bae venne arrestato e trovato in possesso di un hard disk con numerose foto a documentazione della carenza alimentare di orfani nordcoreani. Le autorità accusarono Bae di voler tentare un colpo di stato religioso (chiamato operazione Jerico) e di incitare il popolo al rovesciamento del regime di Pyongyang. Bae si rivelò poi essere davvero un missionario cristiano e di usare i suoi viaggi come copertura per nuove evangelizzazioni, venendo condannato a 15 anni di lavori forzati.

Il governo statunitense il giorno della condanna protestò chiedendo la liberazione di Bae, ma poi sembra non abbia fatto molto per attivare un canale diplomatico, come confermato anche da Jimmy Carter, e il caso di Bae venne preso in carico da associazioni a difesa dei diritti umani. La famiglia del detenuto protestò con il governo americano, e lo stesso Obama venne criticato da Dennis Rodman, leggenda del basket americano ed amico personale di Kin Jong-Un, che annunciò di volersi recare a Pyongyang per discutere della liberazione di Bae. Tale viaggio tuttavia non venne mai fatto, ma l’incerta sorte di Bae divenne di dominio pubblico, ed oggi sembra forse essere giunta ad una svolta.

In questi giorni (Bae fu poi liberato l’8 novembre 2014 n.d.r.) infatti si sta svolgendo la missione di Robert King, inviato speciale degli Stati Uniti per i diritti umani in Corea del Nord, che arriverà a Pyongyang, facendo seguito ai colloqui avuti tra la Cina ed il regime nordcoreano in occasione di incontri ufficiali, finalizzati alla riapertura dei Six-Party Talks (colloqui a sei) in merito al programma nucleare della Corea del Nord. E se durante la recente crisi le autorità di Pyongyang dichiarono di non voler affrontare la “questione Bae” in quanto non volerla ritenere merce di scambio politico, ora le cose, anche grazie alla politica più distensiva portata avanti da Kim Jong-Un, sembrano essere cambiate. Ma la vicenda Bae riporta ad un’altra sparizione, e questa ancora avvolta nel mistero, ossia quella di David Sneddon.

Sneddon scomparve letteralmente nell’agosto 2004, in vacanza nello  Yunnan, una provincia meridionale della Repubblica Popolare Cinese. Il giovane statunitense, 24 anni, era studente di lingue e stava completando un programma di studi a Pechino. Prima di arrivare a Shangri-La, ultimo luogo in cui fu visto, aveva avuto un’esperienza come missionario nella Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni (ossia i Mormoni) di Seoul, e questo potrebbe aver attirato sospetti su di lui, insieme al fatto che nella capitale cinese diede lezioni di coreano e che un altro missionario, proveniente dalla Corea del Sud, soggiornò nella sua abitazione prima di volare negli USA.

Sui programmi futuri che Sneddon avrebbe avuto vi sono diverse opinioni, secondo alcuni stava per aprire un suo ufficio nella Corea del Sud, secondo altri sarebbe tornato a studiare negli Stati Uniti, resta il fatto che scomparve dopo avere richiesto un visto per la Corea del Nord. E proprio su Pyonguang cadono i sospetti riguardo alla sparizione di Sneddon, al punto che ormai si parla apertamente di rapimento, soprattutto dopo le dichiarazioni rese nel 2002 da Kim Jong-Il durante una visita ufficiale in Giappone. In tale occasione il precedente leader nordcoreano, in un goffo tentativo di allacciare relazioni diplomatiche e attirare investimenti, dichiarò che la Corea del Nord aveva rapito tredici cittadini giapponesi.

In Giappone esplose una polemica gigantesca tanto che la Corea del Nord arrivò a permettere il ritorno in patria di cinque dei rapiti, mentre per gli altri otto venne dichiarato il decesso esibendo certificati di morte, che in Giappone vennero ritenuti falsi. L’incredibile vicenda chiuse trent’anni di investigazioni giapponesi, con la conferma che negli anni ’70 e ’80 i servizi segreti nordcoreani rapivano cittadini giapponesi, anche in Europa, per obbligarli ad insegnare la loro lingua nelle scuole di spionaggio nordcoreane. Questo fatto ha fatto immediatamente pensare a responsabilità della Corea del Nord nel caso Sneddon, soprattutto per l’attenzione crescente che viene rivolta al corridoio di fuga dei disertori del regime nordcoreano, proprio dove il ragazzo americano scomparve. L’esistenza di questa rotta è dovuta al fatto che i fuggitivi provenienti dalla Corea del Nord cercano di raggiungere la Thailandia, dove possono fare richiesta di asilo politico.

Nella zona che costeggia Cina, Laos e Birmania sono quindi attivi canali segreti nordcoreani, con il probabile assenso di Pechino. Lo statunitense sarebbe quindi stato rapito da agenti di Pyongyang che lo avrebbero scambiato per qualcuno intento a favorire la fuoriuscita dalla Corea del Nord.  Se Bae probabilmente rivedrà presto le mura domestiche, la sorte di Sneddon sembra alquanto più complicata, se non altro per le implicazioni internazionali presenti nella sua oscura scomparsa.