I buriati, perlopiù oggi stanziati ad est e sud del lago Bajkal, sono il popolo più settentrionale di quella galassia rappresentata dalle popolazioni di origine mongola. Come i mongoli, i buriati sono tradizionalmente allevatori nomadi la cui vita ruota alla yurta (in mongolo gher), la tradizionale tenda di forma circolare ricoperta da pelli e feltro comune anche ad altri popoli nomadi come i kirghisi ed i kazaki. I buriati sono oggi la più importante minoranza della Siberia, come detto stanziata nella regione del Bajkal, soprattutto nei dintorni di Ulan-Ude, la capitale della Buriazia, repubblica federale russa costituita nel 1923.

Ripercorrere la Storia dei popoli nomadi non è mai semplice, si rischia infatti di entrare in un turbine di clan e tribù organizzate in federazioni mutevoli in base le circostanze. Il primo accenno ai buriati si può ritrovare nella celebre Storia segreta dei mongoli, una delle più importanti fonti per lo studio della Storia mongola, dove si dice che furono conquistati da Jochi, il figlio maggiore di Gengis Khan. Le vicende buriate si legarono quindi a quelle dell’impero russo, quando i loro territori vennero ceduti dalla Cina nel 1689 con il trattato di Nerchinsk. Oggi i buriati, secondo alcune stima circa 550mila, sono distribuiti tra Russia, Mongolia e Cina.

Come la maggior parte delle popolazioni nomadi, la religione originaria dei buriati è lo sciamanesimo con una fortissima connessione con l’ambiente naturale. Oggi una piccola parte della popolazione buriata è di fede ortodossa, mentre la maggioranza soprattutto nelle regioni più orientali si è invece convertita nel XVIII secolo al buddhismo, in particolar modo per opera di missionari mongoli, il che significa che la tradizione più importante nel buddhismo mongolo sia quella tibetana lamaista. Parlare di buddhismo tibetano, significa anche entrare nel cuore stesso di quella che si potrebbe definire la geopolitica delle steppe.

Dire Tibet significa infatti anche dire Grande gioco, ossia un acceso confronto tra Gran Bretagna e Russia che nel XIX secolo si diffuse in Asia Centrale e Medio Oriente ad opera di diplomazie e servizi segreti. Una vicenda fatta di spie ed avventurieri, ambasciatori e generali, ancora oggi ricca di un fascino immenso in cui le due superpotenze del tempo si lanciarono in una vera e propria corsa verso i territori, come l’Afghanistan, che avevano la ventura di trovarsi tra le due rispettive sfere d’influenza. Uno dei protagonisti di questa intricata epopea fu proprio un buriato: Agvan Dorjiev, conosciuto anche come Ngawang Lobzang.

Dorjiev, nato in territorio russo nei pressi di Ulan-Ude ma trasferitosi presto in Mongolia, fu una delle figure più sfuggenti del Grande gioco. Dopo avere compiuto gli studi in un monastero buddhista in Tibet, diventò di fatto ambasciatore del Dalai Lama, in un momento in cui il Tibet vedeva comparire la presenza inglese nei vicini Nepal e Sikkim. Inviato dal Dalai Lama presso lo zar Nicola II, Dorjiev contribuì alla diffusione del buddhismo e contribuì a fondare il primo tempio buddhista di San Pietroburgo, sospettato inoltre di essere una spia russa e di avere portato alla firma di trattati segreti in chiave antinglese tra i russi ed i tibetani.

In realtà il ruolo di Dorjiev nelle già intricate vicende del tempo fu più complesso, tanto che alcuni studiosi ritengono che non fosse al servizio di nessuno, se non della sua idea di creare un grande stato buddhista sotto la protezione dello zar. Dorjiev fu infatti, con grande disappunto inglese, artefice di un importante avvicinamento tra Mongolia, Tibet e Russia tanto da arrivare nel 1913 alla firma (pur essendo dubbio avesse l’autorità per farlo) di un trattato di amicizia tra Tibet e Mongolia. Per uno dei paradossi della Storia, furono poi tuttavia i russi, nel periodo staliniano, ad imprigionare il monaco con l’accusa di essere una spia.

Dorjiev non fu l’unico buriato a muoversi in questo torneo di ombre (altra definizione con cui è noto il Grande gioco). Pyotr Aleksandrovich Badmayev, nato Zhamsaran, studiò medicina ed introdusse le tradizioni mediche tibetane in Russia, oltre che a creare una compagnia commerciale a Chita in realtà copertura per attività di spionaggio. Badmayev fu anche il medico attraverso cui Rasputin forniva medicinali allo Tsarevich Alexei ed alla famiglia imperiale. Infine per la conoscenza della cultura buriata in Russia non vanno dimenticati altri due studiosi, buriati anch’essi, ossia Jamsrangiin Tseveen e Gombojab Tsybikov.

Parti per la Mongolia con Farfalle e Trincee

Fonte immagine: Arteltroika.com