Secondo studi di importanti organismi internazionali, nel 2020 i flussi turistici potrebbero essere crollati di circa l’80%. Considerando che il turismo è uno dei settori economicamente più importanti a livello globale, ne consegue una crisi economica che mette a repentaglio una quantità enorme di posti di lavoro in tutto il pianeta. Ma non c’è solo questo, c’è anche l’esigenza di ripensare un modo di fare turismo che forse aveva già iniziato a mostrare le sue crepe ben prima della pandemia. Ogni crisi impone delle scelte, il che significa che è proprio nei momenti più difficili che si possono gettare le basi per cambiare le cose, in meglio.
Certo, la crisi economica ci tocca direttamente ma bisogna anche avere la lucidità di capire cosa riserva il futuro, mettendo in discussione quanto fatto in passato. Secondo molti analisti le parole d’ordine del futuro saranno sostenibilità, cooperazione e chiarezza nell’offerta, tuttavia quello che si intravvede è anche un maggior controllo del settore turistico magari gravato da nuove tasse per finanziare i protocolli di sicurezza. Forse non è chiaro ma il momento di una grande battaglia, quella tra il fare rete delle piccole realtà locali e l’intervento statale pronto a gestire viaggi e viaggiatori. In ogni caso è il momento della consapevolezza.
Forse è proprio la consapevolezza che è mancata nel modo del turismo pre-covid, tutti hanno avuto la possibilità di viaggiare e far viaggiare, ma molti lo hanno fatto senza curarsi di cosa significasse veramente. Turisti nudi sui templi di Ankgor, vandalismi con possibili conseguenze diplomatiche ma anche agenzie di viaggio e servizi improvvisate che mettevano a rischio la sicurezza dei viaggiatori, probabilmente questo non tornerà più, nonostante il potere dei social sia ancora una pericolosa spinta al turismo egocentrico e consumista in cui si pronti a tutto per una foto. Forse il Covid-19 ha solo sottolineato ciò che non andava.
Quando si ripartirà forse ci saranno meno travel blogger, uno dei rischi che corre il settore turistico è quello di diventare costoso, un’esperienza non per tutti. Oppure un’esperienza profondamente controllata dai governi, come in parte già avviene in Cina dove i gruppi di turisti sono a tutti gli effetti uno strumento diplomatico. La soluzione per evitare derive, in ogni direzione, potrebbe essere quella di tornare ad un turismo consapevole, di qualità senza per forza essere elitario dove gli operatori turistici siano anche degli importanti strumenti per diffondere la conoscenza e la cultura dei territori e non solo macchine da profitto.
Il turismo ripartirà e molto probabilmente ripartirà dall’Asia, piaccia o non piaccia quello è il luogo dove guardare per vedere cosa riserva il futuro. Che sia la digitalizzazione del viaggiare o il modello di business da applicare, oggi non sì può fare a meno di guardare verso est. Quello che sembra emergere è un turismo sempre più attento all’economica green, destinato verse mete locali e che, come detto in precedenza, rischia di essere tendenzialmente più costoso. Inoltre sembra emergere anche la possibilità che, oltre al normale passaporto, venga in futuro richiesto al viaggiatore un vero e proprio passaporto sanitario.
L’Iran
Uno dei paesi più colpiti dalla pandemia per quanto riguarda il turismo è sicuramente l’Iran, che prima del coronavirus vedeva una crescita annua del settore calcolata attorno al 30%, dando respiro ad un’economia pesantemente colpita dalle sanzioni internazionali. Gli operatori turistici iraniani sono a rischio tracollo, con il governo che non riesce ad intervenire se non con prestiti a tasso agevolato. Il 2020 ha visto cancellate quasi il 100% delle prenotazioni, con meno di ottanta turisti entrati nel paese nei primi tre mesi dell’anno. Ciò nonostante le richieste per il 2021 sono ancora tante, ma bisogna capire come l’Iran uscirà dalla crisi.
L’Asia Centrale
Nei dibattiti su come affrontare la crisi del settore turistico nella regione, sta dando nuovamente voce ai sostenitori di una più forte collaborazione tra le cinque repubbliche centroasiatiche, a partire dalla non sempre trasparente regolamentazione sui visti. Secondo diversi analisti locali, l’Asia Centrale è una meta perfetta per il post-covid, grazie agli ampi spazi ed alla poca densità abitativa. La pandemia potrebbe quindi essere l’ennesima occasione per superare gli ostacoli ad una politica comune centroasiatica, sempre in bilico per le conseguenze della situazione economica e della celebre imprevedibilità della sua vita politica.
La Cina
Il paese che sicuramente più di altri è sulla via della ripresa nel settore turistico è la Cina, dove la seconda metà del 2020 ha visto letteralmente esplodere i numeri, ed i prezzi, del turismo domestico. La Cina è all’avanguardia in molti campi, compresa l’applicazione al turismo di quanto di più futuribile esista, come le cripto valute. Ma la Cina è anche il paese dove tutto passa attraverso lo Stato, dove il numero stesso di turisti è messo sul piatto della bilancia nelle relazioni internazionali. Il grande pericolo che corre Pechino è quello di chiudersi al turismo internazionale, fondandosi su di un mercato interno in fase di costruzione.
La Mongolia
Infine un paese che potrebbe rispondere ai nuovi canoni richiesti dal turismo futuro, ossia la Mongolia. Sicuramente tra i paesi più importanti per quanto riguarda il turismo sostenibile ed il supporto alle comunità locali, vede tuttavia dei forti ostacoli nelle condizioni climatiche che portano ad una stagione turistica breve, da giugno ad agosto, nelle condizioni delle infrastrutture e nel non essere facilmente raggiungibile. Le autorità mongole devono decisamente cambiare modello economico, un modello che ha sinora portato la Mongolia ad essere profondamente legata al debito verso l’odiato vicino, ossia la Cina.
In conclusione le incognite sono davvero molte, ma molte sono anche le possibilità offerte dal futuro. Siamo in uno di quei momenti storici in cui fare una scelta è vitale, bisogna scegliersi la parte dietro la Linea Gotica, il rischio è quello di essere tagliati fuori nella costruzione del nuovo modello sociale, turismo incluso, che per forza di cose nascerà dopo la fine della pandemia. La lotta per i diritti passa anche tramite il viaggio ma, come ogni diritto, la cultura è fondamentale per farne un valore e non scivolare nella pretesa egoistica, sempre controproducente. Grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è eccellente!
Fonte immagine: dw.com