Ci sono cose nella vita che accadono senza il minimo preavviso, come direbbero gli inglesi out of blue, così come a me è successo con questo libro. I volumi ancora da leggere erano impilati sulla mia scrivania, dopo numerosi tentativi avevo stoppato lo shopping libresco compulsivo, quando arriva una mail dall’Editore Teti che mi propone la lettura di questo libro: L’Uzbekistan di Alessandro Magno, scritto da Vittorio Russo. Il tema è affascinante e molto amato su questo blog, inutile dirlo che i libri in attesa sulla mia scrivania sono rimasti in attesa e che mi sono lanciato a capofitto nella lettura di questo inatteso e piacevole imprevisto.
Il libro di Russo non è per tutti, diciamolo subito a scanso di equivoci, non è certo per chi viaggia come se riempisse una tessera punti: ieri a Pechino, oggi a New York e domani a Pizzighettone e sempre con lo stesso identico spirito, ossia non capire assolutamente nulla del posto in cui si è, utilizzando le bellezze locale come sfondo cartonato ai propri selfie da social ed interagendo con la popolazione locale allo stesso modo in cui si visiterebbe uno zoo. Non è nemmeno per coloro che nel viaggio esigono che tutto sia scandito da un cronometro svizzero, fosse anche in mezzo alle foreste del Ruanda o le valli del Pakistan.
Niente di tutto questo, per fortuna visto quanto il viaggio è diventato un bene di consumo di massa che viene rivendicato come un diritto inalienabile, salvo poi essere totalmente incapaci di esercitarlo. Russo è un amante del viaggio vecchia scuola, ricordando a tratti viaggiatori come Norman Lewis o, per restare più vicini a casa nostra, scrittori come Giorgio Manganelli. Per Russo un viaggio non è solo un posto visto in una sequenza di posti, un viaggio per lui è il punto di arrivo di un percorso prima ancora mentale che fisico, costruito con grande sacrificio di soldi, tempo ed energia; in questo libro il viaggio è parte della vita stessa.
La grande capacità dell’autore è infatti quella di mettersi in gioco, Russo infatti non ha paura di sottoporre alla dura e cruda prova della realtà un suo sogno, su cui ha lungamente fantasticato, come il ripercorrere le vicende di Alessandro Magno in Asia Centrale e più specificatamente in Uzbekistan. Così facendo dimostra una grandissima umanità non nascondendo i suoi fallimenti piccoli o grandi che siano. Viaggiare è anche fallire nonostante i cantori della vita all’estero o del viaggio non turistico abbiano l’esigenza spasmodica di negare le difficoltà delle loro imprese. In Russo manca del tutto l’arroganza del viaggiatore odierno.
Questo libro non è una guida di viaggio, eppure per chi sa leggerlo si rivela molto più utile di una comune guida. Le pagine di Russo, infatti, ci portano alla scoperta dell’Uzbekistan in ogni suo dettaglio, la tendenza dell’autore a descrivere nei più minuti particolari ciò che vive e vede rivela una preparazione sul tema infinita, dando modo al lettore di calarsi completamente nell’atmosfera uzbeka alla ricerca dei luoghi in cui sarebbe passato Alessandro Magno, per quanto difficili da raggiungere possano essere. Di particolare interesse anche la figura di Roxane, che del macedone fu sposa, una figura che appare in tutto il suo splendore di attrice non protagonista del film di Russo.
Dal punto di vista storico il libro è ricchissimo di informazioni che, come lascia intendere Franco Cardini nella prefazione al volume, andrebbero prese non tanto come dati oggettivi quanto come proposte di riflessione ed utili appigli per procedere poi con un approfondimento del tema. Russo si lancia, con l’inseparabile autista uzbeko, per valli e steppe alla ricerca del suo Alessandro Magno dandoci diversi interessanti spunti per organizzare un viaggio nostro. Alla fine Alessandro Magno resterà un sogno, anche un po’ demitizzato, ma sarà stato occasione per una ricerca che produce una densa schiera di emozioni.
Nel libro di Russo c’è tutto quello che un viaggiatore deve avere: la curiosità, la conoscenza, la preparazione ed anche forse la pignoleria, ci sono anche gli aspetti più intimi del viaggio come la solitudine, l’inadeguatezza ed un certo voyeurismo per la capacità altrui di essere a proprio agio. I veri viaggiatori, certo non gli ipocriti, ritroveranno molto di sé in questo libro e se non partiranno per l’Uzbekistan di Alessandro Magno, certamente troveranno ispirazione per una nuova meta che permetta loro di partire alla scoperta di loro stessi e del mondo, perché noi e il mondo siamo una cosa sola; e lo si impara viaggiando.
Dell’editore Sandro Teti non perdere nemmeno: