Ci sono storie che sembrano fatte apposta per confermare stereotipi, alle quale non c’è altro da aggiungere se non un cenno della testa come a significare che alcune cose non cambieranno mai. Proprio a questo genere appartiene la storia che andiamo a raccontare dove una ragazza si scontra con la follia centroasiatica, ben rappresentata dalle guardie di confine kazake, uscendone vincitrice grazie ai “vecchi metodi” tipici della regione. Una vicenda che ad una lettura più attenta non si rivela così banale, facendo luce su alcuni aspetti dell’Asia Centrale degni di maggior interesse.

I fatti si sono svolti a maggio, ma compaiono sui mezzi di informazione solo verso la fine del 2016. Chloe Phillips-Harris, una ragazza neozelandese di 28 anni, atterra all’aeroporto di Almaty a tarda ora venendo fermata dalle guardie di confine kazake che le contestano la Nuova Zelanda essere parte dell’Australia, non riconoscendo quindi la validità del suo passaporto. Chloe viene messa su di un aereo diretto in Cina ma, dopo alcune telefonate della ragazza a persone definite influenti, viene trattenuta in una cella per circa due giorni, riuscendo poi ad entrare in Kazakistan, pagando.

Raccontata in questo modo la vicenda conferma tutto quello che di male si può dire della polizia kazaka, corrotta ed ignorante. Io stesso, come racconto nel mio libretto, visitando il Kazakistan in auto ho dovuto zigzagare tra posti di blocco e finte sanzioni, tuttavia alcuni elementi non sono come sembrano. Le autorità kazake hanno dichiarato che il vero motivo del fermo sia stata la mancanza del visto sul passaporto della ragazza, mal consigliata dall’ambasciata kazaka di Singapore che le avrebbe assicurato la possibilità di farlo una volta arrivata, quindi non fermata del tutto a torto.

I media hanno molto insistito sull’ignoranza delle guardie kazake, sottolineando come una cartina dell’aeroporto non presentasse la Nuova Zelanda, quindi le stesse guardie  – che Chloe definisce molto gentili – si sono limitate a fare il loro lavoro con gli strumenti a disposizione. Va detto che forse una ragazza con molti sponsor e pochi viaggi sul suo sito, che si definisce avventuriera e giornalista, avrebbe potuto informarsi meglio sui documenti necessari per entrare in Kazakistan. Una ragazza che con una telefonata è riuscita a farsi portare un passaporto americano per risolvere la questione.

Come Chloe stessa ha affermato c’erano ormai troppe autorità coinvolte per risolvere tutto pagando (cosa che comunque verrà fatta alla fine), questo il grande dramma che esce dalla vicenda insieme alla poca preparazione delle guardie. La corruzione è il vero cancro dell’Asia Centrale, Kazakistan compreso, come rivelato da tutti gli organismi internazionali che si occupano del problema. Un freno per gli investimenti esteri e per lo sviluppo interno, soprattutto ora che il Kazakistan vive un momento di crisi economica e politica, tra scioperi e pericolo islamico. E che ospiterà l’Expo 2017.

I lavoratori statali hanno gli stipendi più bassi del paese, in cima alla lista gli insegnanti, facendo della corruzione uno strumento di sopravvivenza per le classi più povere e di potere per quelle più ricche. La corruzione è presente anche nel sistema scolastico, dove i titoli possono essere comprati mentre il sistema sociale che non premia certo il merito porta ad una cristallizzazione dove l’istruzione perde molto del suo valore. In tutto questo il Kazakistan vede una crescente minaccia islamista, non è un caso che Almaty abbia ospitato dei tavoli legati a trattative sulla guerra in Siria.

Insieme all’OSCE le autorità kazake stanno mettendo in atto programmi per combattere il fenomeno della corruzione e corsi per migliorare il livello della polizia del paese, comprese tecniche basate sui profili psicologici per riconoscere possibili terroristi, quando forse bisognerebbe iniziare a riconoscere la Nuova Zelanda… La storia di Chloe mette in luce un’Asia Centrale alle prese con delle scelte, impreparata a gestire i mutamenti in atto ai quali molto difficilmente potrà sfuggire. Probabilmente la prima cosa da fare sarebbe cambiare la cartina che si trova nell’eroporto di Almaty.

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Fonte immagine: Wikicommons