Esiste il destino? Non lo so, ma so che esiste l’Afghanistan. Uno di quei paesi spesso violentati dai mass media più ancora che dalla Storia. Ormai per molte persone, quelle che non hanno tempo o voglia di conoscere troppo il mondo in cui vivono, Afghanistan è sinonimo di Talebani (ancora oggi confusi con l’ISIS), guerra e donne infilate in un burqa. In realtà scavando tra i comodi, soprattutto per i giornalisti, stereotipi si scopre che questo paese è meraviglioso ed ha un passato importante ed affascinante, diciamo che basta poco per innamorarsi dell’Afghanistan.
In realtà quando sono entrato nella mia biblioteca di fiducia non pensavo minimamente all’Afghanistan, volevo solo rinnovare il prestito della guida per le isole della Thailandia. Ma come si fa a non spulciare tra i libri quando sei in attesa che la tua amica bibliotecaria finisca di diffondere cultura tra la popolazione del piccolo paesino? Quindi spulcio, trovando qualcosa che mi catapulta in un’altra dimensione: un numero speciale della rivista L’Europeo datato 2010 ed interamente dedicato all’Afghanistan. Davvero una piacevole sorpresa, viva le biblioteche!
All’interno ci sono una serie di foto spettacolari che, come si dice, valgono il prezzo del biglietto (se non fossimo in biblioteca!). Ma non solo le foto, anche i testi sono di rilievo, opera di grandi firme del giornalismo italiano come Ettore Mo e Valerio Pelizzari, il che rende la lettura estremamente piacevole ed interessante. La cosa più bella di questo numero speciale, tuttavia, è il suo raccontare storie, il suo affascinare con racconti di un Afghanistan non immaginato, un po’ come scoprire che l’Afghanistan era una terra percorsa dagli hippie che si dirigevano in India a bordo del Magic Bus. Cosa sarebbe la vita senza storie?
Una storia di coppia e di cultura
La prima storia estremamente interessante è quella dei coniugi Schinasi, May e Rolando, francese lei e italiano lui, incontratisi in Afghanistan nel 1964, dove sono rimasti fino al 1978. May e Rolando hanno messo insieme un immenso archivio fotografico sulla vita afghana del tempo. Alcune delle loro foto sono ospitate sulla rivista, così come una storia nella storia ossia quella di Samad Agha, il libraio analfabeta che ha permesso a molti occidentali l’incontro con il patrimonio culturale afghano, a volte tramite dei volumi che solo Samad sapeva dove andare a trovare.
Una storia alcolica e un po’ buffa
Altra storia che ho trovato strabiliante è quella di Tonino de Feo, foggiano trapiantato in Piemonte e creatore di una distilleria a Kabul (in realtà non la prima). Del tutto a digiuno di esperienza nel settore, Tonino scopre l’uva afghana e decide che è troppo buona per non farne vivo, da qui una serie di vicende che sembrano uscite dalle pagine di un romanzo. Ma in fondo non vedere la vita come un romanzo fa diventare tutto molto più brutto. Le vicende di De Feo sono a tratti esilaranti, nonostante associare Afghanistan e risate a molti potrebbe sembrare qualcosa di sacrilego.
Una storia triste, anzi due
Di tutt’altro genere invece l’omaggio che l’Europeo rende ad una giornalista italiana che in Afghanistan ci è morta, anzi vi è stata uccisa, ossia Maria Grazia Cutuli. Le cause della sua morte sono strettamete connesse con l’aver scoperto un traffico di gas nervino, quello che posso dire io è che non scorderò mai la foto di pagina 179: Maria Grazia era bellissima. Come bellissimo, a modo suo, era il comandante Massoud, altro grande protagonista dei ricordi dei giornalisti pubbicati sulle pagine di questa rivista. Il Leone del Panshir, sicuramente un personaggio carismatico ed abilissimo stratega.
Il titolo completo di questo numero speciale de L’Europeo è: Afghanistan, l’altro sguardo. Proprio quello che serve per capire il mondo che ci circonda, Uno sguardo non conforme, uno sguardo che cerchi di capire come la vita possa essere imprevedibile e complessa ma anche semplice e lineare allo stesso tempo. Dalle pagine di questa rivista emergono personaggi improbabili in luoghi improbabili, gioie e dolori ma anche eroi e mascalzoni, anche questo è Afghanistan. Un paese da scoprire ed amare, un paese difficile e forse non per tutti. Ma soprattutto un paese che non esiste solo nei telegiornali.
Per avvicinarsi all’Afghanistan ecco i blog di due persone che ci hanno vissuto e lavorato ed ho avuto la fortuna di conoscere personalmente:
Occiriente di Marika Guerrini
Great Game di Emanuele Giordana
La cosa che fa più male, è il non poterci andare ne a visitarli, ne a viverci in posti stupendi come l’Afghanistan.
E tutto grazie all’odio e alle devastazioni seminatevi dalle potenze tecnologiche, prima sovietica, poi occidentale a guida statunitense…..
Chissà come sapeva il vino afghano!
Mi sarebbe davvero piaciuto poterlo assaggiare…… 🙂
Anche a me 🙂
Pensandoci, mi chiedo se in epoche preislamiche, inclusi e soprattutto i regni greco-battriani e l’Impero Kushana, se nell’attuale Afghanistan si coltivassero le viti e si producesse e bevesse vino…..
Il cosiddetto Leone del Panshir, era soprattutto un personaggio capace di venersi massmediaticamente, facendosi passare per politico presentabile.
E questa operazione di autopromozione, è durata e dura ancora a 15 anni dalla sua tragica fine.
Però a suo tempo, negli anni 1989-2001, Massud nei fatti non si è comportato meglio rispetto agli altri signori della guerra, e nemmeno rispetto ai Talebani.
Ricordiamoci gli stupri di massa di donne hazara compiuti nel 1995-1996 in una Kabul diroccata e assediata dai Talebani, come confermato dai rapporti del RAWA e da fonti statunitensi……
errata corrige: di vendersi massmediaticamente
Inoltre, ho dei dubbi che un tagiko sarebbe riuscito a farsi accettare dai Pashtun, al governo di tutto l’Afghanistan.
Ricordiamoci le vicende del brigante Batcha-e-Saqqao (il Figlio del Portatore d’Acqua) che nel 1928, alla testa di un moto “sanfedista” riuscì a scacciare Shah Amanullah e sua moglie Soraya Tarzi, e a proclamarsi re col nome di Habibullah II.
Ebbene, un cugino di Amanullah, Nadir Khan (poi Nadir Shah, nel 1929-1933) nel 1929 riuscì ad abbatterlo e a giustiziarlo con l’appoggio delle tribù pashtun, che non riuscivano ad accettare che un TAGIKO, per quanto “talebano” regnasse su di loro.
La storia dell’Afghanistan contemporaneo, è anche una storia di insanabili conflitti etnici tra i fondatori e dominanti dell’Afghanistan, i Pashtun e le etnie settentrionali, iraniche o iranizzate come i Tagiki e gli Hazara…….
Grazie per i tuoi sempre preziosi contributi 🙂