Si sono da poco conclusi ad Almaty, in Kazakistan, nuovi colloqui tra il gruppo delle “5 potenze + 1” (ossia i cinque paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, più la Germania) e l’Iran. Ancora una volta sembra non si sia giunti a nessun dato di fatto dato che, secondo le parole di Saeed Jalili, capo della delegazione iraniana, l’incontro non ha fatto altro che rispondere a dei quesiti posti dall’Iran in occasione di colloqui precedenti.

Quello di Almaty è l’ennesimo di una lunga lista di incontri dedicati alla questione del nucleare iraniano: tre a Ginevra, due ad Istanbul, uno a Mosca ed uno anche a Baghdad; ma sicuramente non sarà l’ultimo dato che sono già stati calendarizzati nuovi meeting ad Istanbul (17-18 marzo), e nuovamente ad Almaty (5-6 aprile). Jalili, dopo aver dichiarato che nessuna nuova proposta è stata fatta dal gruppo 5+1, ha tuttavia ammesso che le posizioni di questi nei confronti della questione si sono fatte più realistiche rispetto al passato. Ma allo stesso tempo le autorità iraniane, tramite il portavoce del Parlamento, Ali Larijani, hanno avanzato il sospetto che manchi di fatto la volontà dei 5+1 di giungere ad un esito, ribadendo come l’Accordo di Non Proliferazione (NPT) sancisca il diritto della Repubblica Islamica all’arricchimento dell’uranio.

Sempre secondo le autorità iraniane la difficoltà nel trovare un accordo definitivo risiederebbe nella volontà di alcune potenze occidentali di “preparare il terreno” per pressioni sempre maggiori verso Teheran tramite l’imposizione di nuove sanzioni. E proprio le sanzioni stanno diventando un problema anche per altri paesi oltre che per l’Iran, come nel caso indiano. L’India infatti, che dopo la Cina è il secondo maggior importatore di petrolio iraniano, si vede impossibilitata a pagare il greggio in Euro a causa proprio delle nuove misure economiche internazionali contro Teheran.

I pagamenti indiani all’Iran dal 2011 sono stati fatti in gran parte in Euro tramite la banca turca Halkbank, cosa che a tale banca non è più possibile fare. L’india si trova così a dover pagare Teheran in Rupie (la valuta indiana), una moneta solo parzialmente convertibile, rendendo assolutamente problematiche le transazioni tra i due paesi. Al momento l’India deve ancora pagare all’Iran il 55% delle importazioni fatte dall’aprile 2012 e delegazioni dei due paesi si sono incontrate a più riprese per trovare una soluzione. Le sanzioni infatti proibiscono le esportazioni verso la Repubblica Islamica, e questo preclude il pagamento in beni; dalle sanzioni restano tuttavia esclusi i generi alimentari e proprio in questa direzione si stanno muovendo i due paesi, anche se per ora non sono stati fatti grandi progressi nelle trattative. Anche la Turchia sta vivendo una situazione simile dato che le nuove sanzioni le impediscono di pagare in oro il gas iraniano.

Sul piano internazionale tuttavia l’Iran resta molto attivo, ponendosi addirittura come tramite tra la stessa India ed il Pakistan, sempre più lontano dagli Stati Uniti. Sul Wall Street Journal sarebbe infatti uscito un articolo, dai toni allarmistici, analizzante lo stato di realizzazione del Gasdotto IP (Iran-Pakistan) paventando anche la sua estensione all’India (come previsto nel progetto originario). Teheran ha inoltre recentemente siglato un accordo con l’Iraq per la costruzione di un gasdotto terminante in Siria; il costo finale dell’opera dovrebbe essere di circa 10 bilioni di dollari, e le intenzioni iraniane sono di estenderlo al Libano per poter poi raggiungere l’Europa.

Se davvero qualcuno sta facendo muro nei negoziati sul nucleare iraniano le conseguenze a lungo termine potrebbero essere davvero rilevanti.