La vicenda Nabucco assume sempre più i contorni della farsa. Come anticipato da Mikhail Andonov, capo di BEH (Bulgarian Energy Holding), le compagnie petrolifere detentrici delle quote del citato progetto petrolifero hanno offerto il 50% delle quote di Nabucco al consorzio che gestisce i lavori per lo sfruttamento del giacimento azero Shah Deniz. La conferma è arrivata da Gerhard Roiss, direttore esecutivo della compagnia austriaca OMV. Il paradosso è che Nabucco sta concorrendo proprio per la concessione del trasporto del gas estratto dal giacimento azero, ossia pur di vincere l’appalto il gasdotto viene ceduto, ed in misura non irrilevante, all’appaltatore.
Questo la dice lunga da un lato sui toni che la competizione tra Nabucco e TAP, il progetto concorrente, e dall’altro sulla capacità negoziale dell’Unione Europea in campo energetico. Ma l’aspetto più inquietante è la lotta fratricida tra due consorzi europei ma rappresentanti di due diverse europe. Nabucco ha dietro di sé l’appoggio politico dell’Europa continentale, ossia paesi come Austria, Polonia, Rep. Ceca e Germani, con l’aggiunta della Turchia; TAP invece è sostenuto dai paesi dell’Europa meridionale, e nello specifico da Italia, Grecia e Albania.
I motivi di frizione tra queste due europe sono molti, e fattore non da poco le diverse valutazioe del rapporto che l’UE dovrebbe tenere con la Russia. Se infatti Nabucco ha al suo interno paesi come la Polonia e la Romania, fautori della proposta di sanzioni per il monopolio della russa Gazprom, TAP vede la presenza dell’Italia il cui governo ha recentemente esortato ENI, che di Gazprom è partner in moltissimi progetti, a acquistare quote del progetto. Inoltre il sostegno greco al TAP, perdipiù nel momento in cui venivano discussi nuovi aiuti economici al paese ellenico,ha suscitato forti malumori in seno ai paesi europei impegnati nel finanziamento di Nabucco.
Anche le compagnie petrolifere impegnate nel TAP rappresentano una sorta di opposizione alla politica europea che si vorebbe ufficiale: la AXPO è svizzera, e la Svizzera detiene forti interessi economici in Iran, la Statoil è norvegese e la Norvegia si oppone ai progetti di espansione dell’area economica europea, in particolare riguardo ai paesi EFTA, ossia quel gruppo di paesi al di fuori dell’Unione Europea comprendente oltre alla stessa Norvegia, la Svizzera, l’Islanda e il Liechestein. Proprio pochi giorni prima della citata proposta di cessione delle quote di Nabucco la Norvegia si era pubblicamente opposta alla volontà dell’UE di far entrare nell’EFTA i piccoli paesi europei come San Marino. E va inoltre sottolineato come i rapporti russi con Svizzera e Norvegia siano al momento floridi.
A complicare ancora di più le cose l’annuncio, ormai non più recente, del governo ungherese che vorrebbe nazionalizzare la compagnia tedesca E.ON impegnata nel TAP ed il recente ingresso russo in BP, compagnia inglese che fa parte del consorzio Shah Deniz.
Tuttavia sovrappore una lettura UE contro Russia allo scontro tra Nabucco e TAP è riduttivo. Infatti tra i paesi sostenitori di Nabucco la Rep. Ceca sta attuando politiche di avvicinamento alla Russia, e nel fronte del TAP la Norvegia si vede impegnata anche nel progettato corridoio nord-sud, uno dei pilastri della politica energetica dell’Unione Europea. La divergenza tra interessi economici di singole imprese ed interessi politici dei governi è evidente nel caso della Germania, che vede proprie compagnie in entrambi progetti, il che porta la Germania ad assumere un ruolo cruciale per il destino energetico europeo. Cosi come cruciale sarà il ruolo della Turchia che si troverebbe ad essere sia partecipe di Nabucco che del giacimento di Shah Deniz, stessa situazione per la Norvegia presente sia in Shah Deniz che in TAP.
Una situazione quindi sempre più complicata dove l’unica certezza sia il correre dell’Europa contro sé stessa.