La politica estera uzbeka continua a rivelare colpi di scena e perplessita’, assumendo tinte paradossali; nell’immediato c’e’ il ritiro degli USA dall’Afghanistan, vero e proprio elemento destabilizzante in Asia Centrale e sullo sfondo l’enorme importanza dei giacimenti di gas e petrolio. E le due cose non sembrano entrare in conflitto nonostante la diversita’ di interessi degli attori sulla scena. Il risultato e’ una politica estera uzbeka ambigua che rischia di aggrovigliarsi nelle sue contraddizioni. Ufficialmente l’uscita dell’Uzbekistan dalla CSTO e’ dovuta alla norma approvata dall’organizzazione, e voluta da Mosca, secondo la quale i mebri dell’organizzazione stessa hanno, d’ora in poi, diritto di veto nel caso in cui altri membri esprimano la volonta’ di ospitare basi militari straniere sul proprio territorio.

La contradditoria politica estera di Tashkent sembra dettata dal desiderio di avvicinarsi a Washington senza rompere con Mosca. E’ infatti notizia recente che il parlamento uzbeko, fedele alla nuova dottrina in materia espressa dal Presidente Karimov, abbia votato una norma secondo la quale nel paese non possono essere ospitate basi straniere. Tuttavia allo stesso tempo e’ stata approvata l’apertura di un corriodio aereo per permettere all’aviazione statunitense di raggiungere l’Afghanistan sorvolando il territorio Uzbeko, senza che tuttavia i velivoli effettuino soste a terra. L’accordo e’ valido un anno e sara’ tacimente rinnovato alla scadenza a meno di espresso rifiuto di una delle due parti.

L’accordo prevede inoltre che i velivoli non trasportino armi ma solo personale e “quanto necessario alla sicurezza ed alla ricostruzione dell’Afghanistan”, con la possibilita’ che le autorita’ uzbeke impediscano il sorvolo qualora le norme non fossero rispettate. I termini dell’accordo rispecchiano le modalita’ con cui e’ stata concesso alla NATO l’uso dell’aereoporto di Navoi. Proprio questo aereoporto e’ a dimostrazione degli equilibri su cui regge la politica estera uzbeka. Infatti Navoi, pur essendo utilizzato per il decollo e l’atterraggio di carghi da e per L’Afghanistan, non e’ considerato militare, e quindi non entra in conflitto con la sopracitata norma che vieta la presenza in Uzbekistan di basi militari estere.

Discorso differente invece per la base di Termez che ospita circa 300 soldati tedeschi e che funge da appoggio alle operazioni militari tedesche in Afghanistan. Tale base e’ chiaramente militare e quindi ora “illegale”, tuttavia non e’ chiaro come le autorita’ uzbeke vogliano comportarsi a riguardo. I contatti tra il Governo uzbeko e rappresentati americani continuano a tenersi senza sosta e sembra probabile che verra’ affrontatoanche il tema della base militare di Termez, che rischia di essere una spina nel fianco sia per l’Uzbekistan che per gli Stati Uniti.

Ma mentre tutto cio’ avviene continuano le esplorazioni del sottosuolo uzbeko, dove si distinguono le compagnie russe come Lukoil, che ha recentemente annunciato la scoperta di un giacimento di gas sulle montagne nel sud del paese. L’Uzbekistan ha inoltre in programma un piano di sviluppo del settore energetico per svariati milioni di dollari che vedra’ la collaborazione con compagnie russe, l’uso di materiale kazako e lo sfruttamento di tecnici scientifici ucraini.

Una ulteriore conferma di una politica che bada all’interesse immediato, senza una visione a lungo temine. Che si tratti di vincere la concorrenza tagika nell’appoggiare gli USA nel loro ritiro dall’Afghanistan (ovviamente traendone benefici materiali) sia che si tratti di far fruttare le proprie risorse l’Uzbekistan, come l’Asia Centrale tutta, e’ pronta a vendersi al miglior offerente…